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I fantasmi della musica nera

    La musica di protesta antiraziale e di identificazione culturale dei neri d'America è oggi una bandiera tenuta alta dai rappers e da una iconografia dominante, soprattutto nella musica pop. Ma molte delle intelligenze musicali vengono spesso dimenticate.
Dov'è che possiamo ritrovare un suono puro, patrimonio di tanti musicisti di colore sparsi per il pianeta e non visibili? Certamente, una delle tante pagine importanti è stata scritta dagli Art Ensemble of Chicago, giunti al loro trentaseiesimo anno di attività.

Se Miles Davis verso la fine degli anni '60 proponeva delle sperimentazioni che spesso sconfinavano nel campo del pop, gli Art Ensemble non sono stati meno, coniugando antichi suoni tribali e fraseggi liberi.
Dischi come "Nice guys" e "Third decade" si contraddistinguono quali capitoli fondamentali della musica colta moderna. Tutta questa energia, oggi, risiede nelle avventure solistiche dei cinque componenti del gruppo, che da tempo incidono per piccole etichette e distribuiscono la loro musica facendo affidamento alle loro singole forze.
Un buon esempio è rappresentato da Don Moye, il batterista del gruppo, che con i suoi progetti in giro per l'Europa, propone una musica non avanguardistica come quella che per tre decadi ha caratterizzato il gruppo madre, la cui sostanza è la summa dei colori sonori di questo secolo, con il ritmo come unico comune denominatore.

Don Moye gira ormai da anni le città con le scatole piene di cd, che il pubblico compra regolarmente alla fine di ogni concerto. In questo modo è riuscito a diffondere con successo "African Song" e "Jam for your life", della piccola etichetta discografica Aeco Records di Chicago.
I dischi di Don Moye, come d'altronde quelli di Malachi Flavors, contrabbassista del gruppo, e degli altri musicisti di Art Ensemble, rappresentano una delle vie alternative alla distribuzione della musica, del tutto contrapposta a quella futuribile, che ipotizza la scomparsa del cd e propone l'ingresso in grande stile di Internet.