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Il ritorno del vinile: una piacevole realtà

    C'era una volta il vinile: potrebbe essere l'epilogo di una incredibile e romantica favola ma non lo è.
    La storia di questo oggetto non meglio identificato continua. Provare per credere; chiedete a un b-boy incallito di rinunciare a manipolare l'immancabile disco oppure a qualche Dj di grido di fare a meno dell'incontro tra la puntina e il solco più adatto a scatenare le danze. Ed, ancora, degno di nota il tributo al vinile di Dj Shanow, autore del bellissimo lavoro "Introducing..." realizzato campionando e miscelando una vasta collezione di dischi dei più svariati generi. In tutto il mondo c'è che continua a preferire le rotonfità di un 33, 45 o 78 giri all'"anonima" piattezza del compact disc.
    Forse è una questione di fisicità o di affetto o ancora di nostalgico romanticismo, fatto sta che il vecchio caro amato vinile la fa da padrone nei sempre più frequentati mercati e mercatini del collezionismo.
    In nome del ritorno all'antico i ricercatori di vinile sono disposti a spendere cifre che si aggirano attorno alle 50-100 mila lire al pezzo di media. E sempre per la causa della ricerca di rarità (anche di alcuni milioni di lire, dischi dei Beatles e di Elvis Presley) affollano le sempre più numerose fiere specializzate nel mondo.
    In Italia troviamo senza dubbio tra le più famose "Vinilmania", che si svolge a Milano, (Parco Esposizioni di Novegro, giugno e ottobre) e quella che si svolge a Bologna in primavera e in autunno, o ancora lo "Scambiadischi" di Torino (maggio) o le più piccole ma altrettanto visitate di Marghera - Venezia nel dopolavoro Cral dell'Enichem (maggio), al Lido di Venezia (giugno), alla Fiera di Padova, due volte l'anno (aprile e novembre). Tutti appuntamenti che raccolgono i nostalgici del suono caldo e vibrante, graffi compresi.

    Oltre alle rarità assolute si possono trovare centinaia di dischi per collezionisti dalle piccole tasche; dai Pink Floyd all'indimenticabile e sempre richiesto "Syncronicity" dei Police.
    Molto ricercati anche i cosiddetti "promo", dischi che contengono incisioni non utilizzate negli album ufficiali, preceduti da interviste ai cantanti e distribuiti nelle radio per facilitare il compito dei Dj.
    Negli USA l'anno scorso ne sono andati venduti ben 250 mila contro i 100 mila dall'anno precedente.
    Siamo sempre nell'ambito dei piccoli numeri rispetto al grande mercato dei cd, ma è pur sempre un dato significativo; tanto che i Pearl Jam, ad esempio, hanno imposto alla loro casa discografica di pubblicare gli ultimi due album prima in vinile e solo dopo un mese in cd.
    Anche in Italia artisti del calibro di Zucchero, Ligabue, Vecchioni e Mina offrono i loro lavori sia in vinile che in cd.

    La spiegazione più convincente arriva direttamente dalle case discografiche più famose quali la Emi e la Polygram, che hanno riavviato gli impianti di fabbricazione dei dischi in vinile, e sta semplicemente nel fatto che il long playing è sempre più richiesto dai collezionisti e non.