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Underground in cerca di successo

    Da qualche tempo, nelle librerie più fornite, si possono vedere degli scaffali etichettati "underground".
Come molti hanno già notato, pare che di questi tempi l'underground sia diventato solo uno dei tanti modi in cui può esprimersi la letteratura. L'underground, insomma, non ha più molto di trasgressivo. Si sta trasformando in un canale di comunicazione riconosciuto e consacrato.
Di questi tempi essere "underground" non significa che identificarsi con un certo stile e una serie di temi letterari: appartenere a un mondo minore e nascosto rimane solo una tappa temporanea sulla via del successo.
Tra i vari interpreti di questo "genere" letterario oltre ai classici della beat generation possiamo trovare il maestro William Borroughs, che fa del corpo il principale punto di trasgressione; delle interessanti raccolte quali "Strani attrattori" 1989 edita in Italia dalla Shake, presente su Internet nel sito Decoder e "Avant-pop" 1993, sempre della Shake; due libri di Mark Leyner, anch'egli autore nell'antologia "Avant-pop": "Ehi tu, baby!" e "Mio cugino, il mio gastroenterologo".
Tutti libri che macinano il linguaggio cyberpunk o di avanguardia, trasformandolo in pura elaborazione formale, estrapolata virtualmente dei contenuti "forti". Una mescolanza di linguaggi che rischia di trasformare le stesse opere in enormi calderoni, dove è possibile trovare tutto e il contrario di tutto.
Tra le ultime traduzioni vi segnaliamo "Il nuovo noir" di John Shirley, dove si intravede un'espressione più vicina al tema trasgressivo, caro ai canoni aurorali dell'underground con la U maiuscola.