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Benvenuti nell'era del post-rock

    Non sono conosciuti dal grande pubblico, ma sono i nuovi idoli dell'"altro rock", quello lontano dalle strategie di marketing delle grosse etichette discografiche. Si chiamano Tortoise e arrivano da Chicago.
Al loro attivo hanno due dischi importanti. Il primo, del 1996, si intitola "Millions now living will never die", il secondo del 1998, si intitola "Tnt", entrambi dell'etichetta indipendente statunitense City Slang e distribuiti in Italia dalla Wide Records di Pisa.
I tortoise, capitanati dal batterista e tecnico del suono Dough McCombs, fanno una musica alquanto nuova e difficile da capire e definire. Alcuni critici musicali la chiamano post-rock, altri avant-rock, altri ancora con definizioni fantasiose come eclectic-jazz-avantgarde-postpunk-rasta-friendly.
Il gruppo americano, infatti, non compone canzoni, ma brani musicali dilatati e strasognati. Rompendo anche con la convenzione della durata dei brani, che va dai tre ai sei minuti e che si è importa per motivi commerciali, alcune canzoni durano anche più di venti minuti.
Altro tratto distintivo del gruppo è l'equilibrio nel mescolare campionature e musica suonata davvero. I Tortoise non sono soltanto abili assemblatori di suoni preconfezionati, ma anche ottimi musicisti, come il chitarrista Jeff Parker, apprezzato musicista jazz.
Sul solco del caposcuola di Chicago sono nati negli Usa altri gruppi che fanno musica strumentale, dislocata e senza confini, che si può chiamare post-rock. Tra i migliori troviamo i Labradford, gli Ui e i Trans Am, mentre in Europa ci sono gli Stereolab.